«Il giudice s’è già espresso su Andrea La Forgia». È il punto su cui fa leva la richiesta di ricusazione del giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Pietro Carè, avanzata ieri dai difensori del 52enne Andrea La Forgia (gli avvocati Roberto Coscia e Aldo Truncè), nel corso della prima udienza preliminare del procedimento di rito abbreviato a carico di 11 persone, scaturito dall’inchiesta antidroga “Orso” della Procura antimafia.
Il Gup distrettuale, che ha anticipato di volersi astenere esso stesso dal giudizio, il 18 luglio 2018, ha già giudicato e condannato La Forgia a 8 anni e 8 mesi di carcere (diventati 8 anni e 4 mesi in appello, con esclusione dell’aggravante mafiosa) in un procedimento per armi e droga nato in seguito al ritrovamento nella abitazione del 52enne, a dicembre 2016, di un foglio contenente quello che nel gergo criminale viene definita “copiata”.
Ovvero, un documento con l’organigramma della consorteria dei Vrenna-Corigliano-Bonaventura e dei Megna di Papanice, completo di nomi e dei gradi rivestito dagli affiliati al clan. Adesso toccherà al presidente della sezione Gup di Catanzaro, Antonio Battaglia, decidere se affidare oppure no il fascicolo ad un altro giudice.
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