Che il clan Giampà continui a far sentire la sua pressione sull’economia lametina lo hanno confermato gli ultimi arresti, avvenuti in agosto, del cognato del boss Francesco (il “Professore”) e di un suo presunto intermediario beccato con 400 euro appena ricevuti da un commerciante di via del Progresso che sarebbe stato vittima di estorsione. La relazione semestrale (luglio-dicembre 2020) della Direzione investigativa antimafia al Viminale e al Parlamento fotografa però anche le proiezioni dei clan lametini al di fuori dei confini regionali e, proprio sullo storico clan di Nicastro, conferma un collegamento con il Lazio che rivela una joint venture criminale italo-albanese. La Dia esamina il panorama socio-economico «estremamente complesso» del Lazio e individua come fattore di rischio «di primissimo piano» possa essere rappresentato dalla corruzione, che «si gioverebbe di quel potere relazionale in grado di far dialogare la criminalità in tutte le sue declinazioni con differenti strati della società apparentemente non “inquinati” (amministratori pubblici, soggetti istituzionali, imprenditori, liberi professionisti, etc.)». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro