Associazione mafiosa, estorsione, invasione di terreni, falsità ideologica e materiale, trasferimento fraudolento di valori e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso. Sono le contestazioni contenute nell’avviso di conclusione indagini che la Dda di Catanzaro ha fatto recapitare alle 7 persone coinvolte nell’operazione Capitastrum, scattata lo scorso 5 dicembre con l’esecuzione di 3 arresti e il sequestro di oltre 100 terreni agricoli, 5 immobili e un veicolo, del valore complessivo di circa un milione di euro. Sotto accusa sono finiti il boss di Roccabernarda, Antonio Santo Bagnato (54 anni) e suo figlio Giuseppe Bagnato (34), la moglie del capo ’ndrina, Stefania Aprigliano (40), il geometra Domenico Colao (39), il collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta (39), Domenica Le Rose (64) e Michele Marrazzo (37). L’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Petilia Policastro (che è stata una prosecuzione del blitz Trigarium col quale la Procura antimafia nel 2018 ha svelato l’esistenza della cosca Bagnato a Roccabernarda), ha disarticolato il «sistema perverso» messo in piedi dalla famiglia Bagnato per accaparrarsi i terreni dislocati nel piccolo centro dell’entroterra crotonese, mediante minacce e danneggiamenti nei confronti dei proprietari.
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