Prima udienza preliminare, ieri, nell’aula bunker di Lamezia Terme nei confronti degli 85 imputati coinvolti nel troncone “Dedalo” della più articolata inchiesta “Petrolmafie” per i quali la Dda ha chiesto il rinvio a giudizio.
In apertura di udienza sono state undici le richieste di costituzione di parte civile al gup Matteo Ferrante, presentate dall’avvocatura regionale che si è costituita per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell’Interno, dell’Agenzia dogane e monopoli e dell’Agenzia delle entrate, nonché dai penalisti per conto della Regione, dell’Associazione antiracket e antiusura (avv. Giovanna Fronte), della Provincia di Vibo, dei Comuni di Sant’Onofrio, Limbadi e Vibo, nonché della Cooperporo.
Numerose le eccezioni sollevate dal collegio della difesa, con particolare riferimento all’incompetenza territoriale e al reato associativo. Eccezioni che, praticamente, hanno caratterizzato la prima udienza del procedimento che, tra gli indagati, vede (per scambio elettorale politico-mafioso, concorso in corruzione e turbata libertà della scelta del contraente ) anche il presidente della Provincia di Vibo, nonché sindaco di Stefanaconi Salvatore Solano, cugino degli imprenditori Antonio e Giuseppe D’Amico, ritenuti i principali indagati.
Il gup Ferrante ha anche calendarizzato le successive udienze che dovrebbero tenersi nei giorni: 11, 15, 16, 20, 22, e 23 ottobre. Nell’aula bunker a rappresentare la pubblica accusa il pm distrettuale Antonio De Bernardo.
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