La Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini nei confronti di 37 persone coinvolte nell’indagine denominata «Anteo» che lo scorso 17 maggio portò all’esecuzione da parte dei carabinieri di 30 misure cautelari, cui se ne aggiungono oggi altre sette, a carico di soggetti accusati a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, tentata e consumata, anche con l’aggravante mafiosa, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine e da guerra, detenzione di materiali esplodenti e furto. Le attività, dirette dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotte dalla Compagnia carabinieri di Soverato, hanno consentito di individuare un’organizzazione dedita al traffico di cocaina, hashish, marjuana, metadone ed eroina nel basso Ionio catanzarese con il suo centro nevralgico nel soveratese e proiezioni nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Dalle indagini, che hanno interessato il territorio compreso tra i Comuni di Chiaravalle, Gasperina, Petrizzi e Cardinale, è emerso anche un traffico di armi e di esplosivi reperiti attraverso furti in abitazioni e attività commerciali. L'attività investigativa, partita nel 2017 in seguito ad una serie di furti di armi, ha consentito di scoprire che i vertici del gruppo criminale, i fratelli Fabiano, erano in contatto con le cosche vibonesi, come i Mancuso, e del Reggino e che le armi venivano utilizzate nelle transazioni con le cosche per la compravendita di droga. Tra gli indagati ci sono il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, figlio di Pantaleone detto "L'ingegnere", la sua ex compagna Nensy Vera Chimirri e un carabinieri forestale Rocco Bruno Caruso, di 55 anni, accusato di depistaggio, falsità ideologica e rivelazione di segreti d’ufficio.
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