Il contesto, inquietante, è quello restituito dall’inchiesta “Alibante” che, oltre a colpire la presunta cosca Bagalà, ha portato al commissariamento del Comune per infiltrazioni mafiose. La relazione con cui il prefetto di Catanzaro Maria Teresa Cucinotta ha chiesto lo scioglimento del Comune di Nocera Terinese, poi deciso dal Consiglio dei ministri e decretato dal presidente della Repubblica, va però oltre. È stata inviata al Viminale a fine luglio ma è pubblica solo da qualche giorno. Già dall’allegato con cui è stata trasmessa al capo dello Stato viene fuori uno spaccato che non lascia spazio a interpretazioni riguardo alla tornata delle Amministrative del 2019 in cui si sono sfidate due liste: “Unità popolare nocerese” guidata da Antonio Albi e risultata vincente con il 51,6% e “Il paese che vogliamo” guidata da Fernanda Gigliotti che ha poi espresso il gruppo di opposizione. Secondo la Prefettura il «condizionamento» di queste elezioni avrebbe riguardato non solo la lista di Albi, ma anche quella di Gigliotti «che pertanto costituiva – si legge nelle carte – solo un’apparente alternativa a quella risultata vincente, e ciò a dimostrazione del totale controllo del territorio e del consenso elettorale che è capace di esercitare quella consorteria mafiosa non consentendo, di fatto, alcuna forma di espressione libera del voto che possa dare voce ad organi elettivi, svincolati dagli interessi particolari o illeciti della criminalità organizzata». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro