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La Prefettura: il Comune di Nocera tutelava un bene confiscato al clan

La relazione che ha portato allo scioglimento restituisce il quadro di un ente «annichilito e asservito» agli interessi della cosca Bagalà

Quale fosse il modus operandi dell’amministrazione comunale nei confronti del presunto boss Carmelo Bagalà lo si evince anche dalla gestione di un immobile confiscato assegnato all’ente fin dal 2009. La vicenda costituisce l’ultimo capitolo della relazione con cui la Prefettura ha motivato la richiesta di commissariamento per mafia del Comune poi deliberata dal Consiglio dei ministri. La Commissione d’accesso punta i riflettori sull’operato «equivoco» dell’amministrazione locale in relazione a un immobile per il quale la confisca è divenuta definitiva ad aprile del 2008. Ne è scaturito l’avvio del procedimento amministrativo con il quale l’Agenzia del Demanio, allora competente, ha convocato la Conferenza dei servizi a cui ha partecipato l’allora sindaco Luigi Ferlaino, coinvolto nell’inchiesta “Alibante” a inizio maggio e attualmente sottoposto al divieto di dimora in Calabria, che all’inizio ha manifestato l’intento di acquisire il bene a scopi sociali. Ben presto però è iniziata «una serie di iniziative dilatorie e irragionevolmente a vantaggio» della famiglia che abitava l’immobile, come l’individuazione di una casa popolare Aterp in cui alloggiarla al momento dello sgombero, senza fare alcuna verifica sulla sua autonoma capacità economica. Nella stessa direzione sarebbero andate le comunicazioni sull’esigenza di differire lo sgombero inviate all’Agenzia nel febbraio del 2010 e in cui il Comune avrebbe sostanzialmente aderito alle ragioni della famiglia «senza evidenza di quale fosse l’interesse pubblico sotteso».

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