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Vibo, sit-in di Libera dopo gli spari in centro città

Ancora una volta Libera non si tira indietro e, soprattutto, non fa finta di non vedere. Quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica scorsi nel centro di Vibo (dove un 32enne è stato ferito da un colpo di pistola alla spalla da un 20enne) , infatti, richiede una ferma presa di posizione. Pertanto il coordinamento provinciale di Libera ha deciso di  indire un sit-in per sabato 23 ottobre alle ore 18,30 in piazza XXIV maggio, nei pressi della villa comunale, per "dare seguito alle parole forti e chiare del procuratore  Camillo Falvo e del colonnello Bruno Capece". Pertanto Libera lancia un appello a tutto il territorio vibonese "per ribadire, ancora una volta, da che parte stiamo e far sentire la nostra voce, una voce di libertà che sovrasti il rumore degli spari".

Per il coordinamento di Libera "il territorio vibonese non è disposto a correre il rischio di fare passi indietro nel difficile e complesso percorso del riscatto e della rinascita. Quanto è accaduto lo scorso sabato a Vibo Valentia è di una brutalità inaudita. Espressione di una precisa mentalità che affonda le radici nella sottocultura della violenza, dell’omertà e della legge del più forte. Viviamo in contesti complessi in cui, purtroppo, troppo spesso sono i nostri giovani a divenire attori di fatti di sangue, affascinanti da un mondo criminale che risolve le controversie con la sola legge del sangue e delle armi.

Siamo consapevoli che vi è la necessità di interrogarci come educatori, come istituzioni, come attori del sociale, come genitori ma, ancor prima, come cittadini e cittadine su che tipo di presente vogliamo vivere e che futuro vogliamo costruire per le generazioni che verranno.

C’è il rischio che fatti come questi possano passare in sordina, normalizzando ciò che normale non è, abituandoci a questo tipo di notizie di cronaca che finiscono inevitabilmente per alimentare un silente senso di rassegnazione. Questo non può avvenire. E’ necessario essere sentinelle attente a difesa dei nostri luoghi, ritrovarci ed alimentare la nostra speranza, è necessario rispondere alla sottocultura della violenza con la voce del rispetto e della responsabilità, perché crediamo fermamente che la nostra città debba avere un futuro scevro dai disvalori di una mentalità ‘ndranghetista e che spetti a ciascuno di noi fare la propria parte affinché ciò avvenga. Le forze dell’ordine e gli inquirenti hanno fatto il loro lavoro ma il cambiamento è un processo lungo che ha bisogno di ciascuno di noi: riprendiamoci le nostre piazze, non possiamo vivere nella paura".

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