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Catanzaro, l’imputata conferma: ero la prestanome di Antonio Gallo

Udienza del processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta della Dda

«Era Antonio Gallo a darmi ordini sulle fatture da emettere o sui prelievi da effettuare», è quanto ha sostenuto Concetta Di Noia confermando il suo ruolo di prestanome dell’imprenditore al centro dell’inchiesta Basso Profilo coordinata dalla Dda di Catanzaro. La donna ieri è stata interrogata dai pm Paolo Sirleo e Veronica Calcagno nel processo con rito abbreviato. Moglie di Tommaso Rosa, che da circa un mese ha scelto di collaborare con la giustizia, l’imputata ha spiegato che pur risultando titolare di due aziende lei non avrebbe avuto alcun potere decisionale, aggiungendo di essere stata stipendiata da Gallo con 400 euro al mese. In alcuni passaggi dell’interrogatorio i pubblici ministeri hanno evidenziato i troppi “non ricordo” dell’imputata che ha sostenuto di aver avuto contatti solo con suo marito e con l’imprenditore Gallo e ha affermato di non essere stata a conoscenza che Antonio Santo Bagnato fosse un affiliato ai clan del Crotonese.

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