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Tolleranza zero e nuovi avvelenamenti. La gestione dei cani a Catanzaro è deficitaria

I cittadini si fanno “giustizia” da soli per arginare il problema randagi

Sabato mattina. Davanti allo studio di un veterinario privato ci sono tante persone in attesa. All'improvviso arriva, solitario, un piccolo cucciolo di pitbull. I suoi occhietti vispi e la sua coda scodinzolante comunicavano solo la voglia di giocare con gli altri suoi simili, dopo essere scappato dal controllo della sua padroncina. Passa pochissimo tempo ed ecco arrivare la polizia municipale accompagnata dall'accalappiacani, allertati da qualche residente della zona. Ma giunge anche la padroncina del pitbull accompagnata dal suo papà e che inizia a piangere disperata quando vede che il suo cucciolo è stato prelevato dall’accalappiacani. E a nulla servono le parole dei presenti e dei veterinari i quali spiegano che si tratta di un piccolo e buonissimo cucciolo che si era perso. Niente. Multa salata per il padrone sia per mancata custodia, sia per assenza di microchip. Segnali di una fobia assurda che sta assalendo molti cittadini. Intanto i cani continuano ad essere avvelenati in ogni zona della città e la disperazione dei volontari non è più contenibile. E, se da una parte ci sono i cittadini che di fronte all’inesistenza istituzionale hanno deciso di farsi giustizia da soli proteggendosi dai cani randagi con mezzi crudeli e spietati, dall'altra ci sono i volontari che non accettano più la situazione di comodo nella quale l’amministrazione comunale li ha relegati. Un assurdo circolo vizioso nel quale regna il disinteresse assoluto.

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