Gli Sgromo avrebbero potuto contare su una talpa all’interno della Procura di Catanzaro, l’ufficiale della Dia Michele Marinaro sarebbe arrivato a indirizzare le indagini facendo passare i due imprenditori come vittime dei clan lametini. In cambio, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto varie utilità tra cui il trasferimento dalla Dia di Catanzaro alla Presidenza del Consiglio dei ministri. In questo caso tra l’altro sarebbe emerso il ruolo di un ex parlamentare del Pd, Ferdinando Aiello, che però, allo stato, non risulta indagato.
Marinaro già nell’ambito della maxi inchiesta Scott Rinascita era stato raggiunto da misura cautelare perché ritenuto l’informatore dell’avvocato Giancarlo Pittelli. Ora la Dda lo accusa di corruzione in atti giudiziari. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, all’allora ufficiale della Dia era stata affidata l’indagine sulle dichiarazioni del pentito lametino Francesco Michienzi che aveva sostenuto la contiguità dei fratelli Sgromo con il clan Giampà. Dalle intercettazioni contenute nell’inchiesta Brooklyn emerge che l’imprenditore Sgromo, saputo dell’indagine a suo carico, avrebbe cercato in tutti i modi di carpire i segreti della Procura. I fatti avvengono nel 2016, Sgromo si rivolge dapprima a un giornalista (ora deceduto) ma soprattutto riesce a entrare in contatto con Marinaro.
Gli inquirenti non hanno dubbi sul fatto che proprio in quel periodo l’uomo della Dia abbia avuto contatti con Eugenio Sgromo, lo certificano le conversazioni e le chat trovate sul telefonino dell’imprenditore finito sotto sequestro in un’indagine della Procura di Roma. Proprio un incontro nella Capitale è al centro di un dialogo tra i due.
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