Nel giardino botanico di Soverato ci sono delle luminarie a ricordare Simona Cavallaro. Le installa, lontano dai riflettori, il padre Alfio nell’angolo della città che ha adottato per ricordare la figlia. A quasi tre mesi dalla tragedia di Satriano tutto rimane sospeso nella fase di indagine che non si è ancora conclusa. E per ciò che è avvenuto nella pineta di Monte Fiorino, dove la ventenne è stata aggredita e uccisa da un branco di cani da guardiania, a pagare non è ancora nessuno. L’unico a essere indagato è il pastore a cui è chiaramente riconducibile l’unico animale chippato e al quale il Comune di Satriano ha chiesto di ricondurre gli altri 12 esemplari che componevano il branco assassino. Le indagini sono però ancora aperte e non si esclude che a breve qualcosa cambierà. Dopo l’arrivo dei risultati dell’autopsia e delle analisi sui reperti raccolti nel luogo in cui è stato ritrovato il cadavere della giovane, si attendono gli approfondimenti del collegio medico nominato per supportare il medico legale Isabella d’Aquila nell’analisi delle lesioni causate sul corpo della ventenne. Al momento i cani catturati nella pineta di Monte Fiorino sono ricoverati in un canile a Crotone dove probabilmente rimarranno per molto tempo, in un limbo che ha già il sapore di una prigione. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro