Dall’alba del 29 aprile del 1997, quando venne catturato dai carabinieri in una villetta di San Calogero, dopo circa quattro anni di latitanza, sono trascorsi 24 anni e sette mesi. Quasi un quarto di secolo passato dal boss Giuseppe Mancuso, classe ‘49 ( detto Peppe ’Mbrogghia) in carcere. Ma questa mattina per il boss di Limbadi – nipote del “capo dei capi” Luigi Mancuso (ritornato in carcere in quanto coinvolto nella maxi-inchiesta Scott Rinascita) – le porte del carcere, quello di Cuneo, si apriranno. Da oggi, infatti, Peppe Mancuso (nel 1997 nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi) torna a essere un uomo libero. Condannato all’ergastolo nel 2004, al termine del processo scaturito dalla storica operazione della Dda di Reggio, denominata Tirreno, a distanza di oltre un decennio quella condanna gli è stata tramutata in 30 anni di reclusione. A conti fatti, tra buona condotta e riduzione di 90 giorni per ogni anno di detenzione, il boss ha praticamente scontato la pena. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro