Un nuovo annullamento (questa volta senza rinvio) è stato pronunciato dalla Corte di Cassazione nel procedimento penale denominato “Taurus” per Francesco Vallone, imprenditore originario del vibonese e molto affermato nel veronese. Francesco Vallone (difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga) era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Venezia su richiesta della locale Procura Antimafia, in quanto gravemente indiziato della commissione di tre condotte di riciclaggio – connesse a fatturazioni per operazioni inesistenti che sarebbero avvenute attraverso un noto centro studi a lui riconducibile – ritenute aggravate in quanto commesse al fine di agevolare la cosca Grande Aracri di Cutro, sodalizio mafioso avente le sue ramificazioni in Emilia Romagna e Veneto così come hanno ricostruito le operazioni “Aemilia” e “Isola scaligera”. L’operazione “Taurus” ha permesso di svelare l’esistenza di un sodalizio, costituito dalle famiglie Gerace-Albanese-Napoli-Versace, avente base operativa nella provincia di Verona, “appartenente all'associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta, organizzata sulla base di regole formali e dei livelli gerarchici e funzionali ( doti, cariche) propri del c.d. «Crimine di Polsi»”. Le operazioni investigative, che sono state condotte dai carabinieri del ROS di Padova, hanno condotto all’arresto di 33 persone, per un totale di oltre ottanta indagati e più di cento capi d’imputazione. La principale accusa che viene mossa è quella di aver costituito un’associazione mafiosa operante nella Provincia di Verona dal 1981 fino all’attualità, ma non mancano gravi imputazioni specifiche (venticinque casi di estorsioni, tredici episodi di riciclaggio di danaro sporco, otto condotte di usura e una decina di furti) nonché numerose contestazioni in materia di narcotraffico. Attualmente il processo con rito ordinario (dove Francesco Vallone è imputato) è alle battute iniziali innanzi al Tribunale di Verona, mentre nel filone celebrato nelle forme del giudizio abbreviato si è avuta la sentenza di primo grado, emessa dal G.U.P. presso il Tribunale di Venezia, che ha visto 24 imputati condannati, 6 patteggiamenti (per oltre 107 anni di carcere) e confische per oltre 3 milioni di euro. A Francesco Vallone, come si diceva, si contesta la commissione di tre condotte di riciclaggio aggravate sotto il profilo dell’agevolazione mafiosa. Giova ricordare come già in precedenza, nel dicembre 2020, la Suprema Corte avesse accolto un ricorso difensivo presentato dai difensori di Francesco Vallone disponendo un nuovo giudizio innanzi al Tribunale del Riesame di Venezia il quale, tuttavia, anche a fronte dell’annullamento del precedente provvedimento, aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare. L’impostazione dei giudici veneziani, tuttavia, non ha retto il successivo scrutinio di legittimità, con la Suprema Corte che ha accolto il ricorso della difesa (di cui anche il P.G. aveva chiesto l’accoglimento) annullando – questa volta senza rinvio – l’ordinanza cautelare a carico di Francesco Vallone di cui si è ordinata la scarcerazione.