Vincenzino Iannazzo sarebbe stato detenuto in «condizioni disumane» che avrebbero causato «l'accelerazione» del degrado psico-fisico che lo ha portato alla morte. Considerato il capo storico della cosca che ha il suo feudo a Sambiase, il “moretto” sarebbe stato «abbandonato a sé stesso e privo di cure». Un «surplus di pena» che l’associazione Yairaiha Onlus, da anni in prima linea per per i diritti dei detenuti, aveva denunciato per tempo alla luce della sua certificata incompatibilità con il regime carcerario. Dopo l’ennesima segnalazione il boss era stato ricoverato nell’ospedale di Parma a settembre, dove poi è morto lo scorso 13 novembre in regime di 41 bis. Ora il suo caso è approdato anche in Parlamento con un’interrogazione presentata dalla deputata del Misto Doriana Sarli e cofirmata da Yana Chiara Ehm e Silvia Benedetti. L’atto è rivolto ai ministri della Giustizia e della salute per chiedere, tra le altre cose, se «non intendano avviare un'indagine amministrativa interna al fine di appurare se, con riferimento al decesso dell'uomo, non siano ravvisabili eventuali profili di responsabilità disciplinare in capo alla direzione dell'istituto di Parma».
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