Catanzaro, Crotone, Vibo

Lunedì 29 Aprile 2024

Inchiesta Corvo a Catanzaro, la Cassazione: non ci fu peculato

Claudio Parente

«Mancano elementi concreti per ipotizzare, ai fini del fumus del reato di peculato, che la spesa non sia stata conforme alla legge». È quanto scrivono i giudici della Corte di Cassazione nel provvedimento con cui hanno annullato senza rinvio il sequestro di 37mila euro nei confronti dell’ex consigliere regionale Claudio Parente. L’esponente politico è coinvolto nell’inchiesta Corvo che ha fatto luce sull’inserimento nella struttura regionale che faceva capo a Parente quando era consigliere di due componenti imparentati con i consiglieri comunali Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, entrambi eletti in Officine del Sud, lista di cui Parente era ispiratore; un inserimento ritenuto dalla Procura strumentale in quanto i due esponenti comunali avrebbero poi sostenuto l’approvazione di una delibera consiliare a favore dell’Associazione interregionale “Vivere Insieme” che Parente aveva guidato fino al 2010. «Nel caso in esame - scrive la VI sezione della Corte - l'ipotesi accusatoria si basa sull'assunto che la nomina dei due collaboratori e il relativo impegno di spesa siano stati ispirati a finalità esclusivamente private dell'indagato (ottenere un appoggio favorevole all'appropriazione di una delibera). Tale costruzione si scontra all'evidenza con la prerogativa concessa dalla legge regionale n. 8 del 1996 ai presidenti dei gruppi consiliari della Regione Calabria di avvalersi della collaborazione di segreterie particolari, dette strutture speciali, nel numero massimo di 2 unità, scelte anche al di fuori degli appartenenti al ruolo del Consiglio regionale, della Giunta o di altre pubbliche amministrazioni». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro

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