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Montepaone, le fototrappole dei rifiuti sui social. Una cittadina denuncia il sindaco

Sarà un tribunale a valutare il comportamento del sindaco Mario Migliarese, giudicando se siano o meno fondate le accuse di diffamazione avanzate da una donna che lo ha denunciato a seguito di un post pubblicato dal primo cittadino sulla propria pagina personale di Facebook. I fatti risalgono al 2019 e tutto si lega alla pubblicazione di alcune foto che ritraevano una donna nell'atto di depositare un busta di rifiuti nel parcheggio antistante il residence Estella e al commento che le accompagnava che, secondo la querelante, avrebbe offeso l'onore e la sua reputazione.

«Incastrati dalle fototrappole - recitava il post pubblicato nel 2019 - stavolta non l'hanno fatta franca l'elegante signora e il gentile signore che, con totale disinteresse per le regole, hanno abbandonato rifiuti indifferenziati per le strade di Montepaone. Purtroppo per loro, correlate alle immagini che immortalano gli attimi dei loro scellerati gesti, scatteranno le sanzioni che possono arrivare sino a 3 mila euro. Rimane l'amarezza di dover affrontare, ancora nel 2019, una dura lotta per contrastare il senso di inciviltà di alcune persone che, non solo deturpano il territorio di Montepaone, ma con le proprie sconsiderate azioni gravano sulle casse comunali alimentando costi straordinari di smaltimento. Tutto questo a scapito di persone oneste e civili. Per tale motivo l'amministrazione “Montepaone riparte” continuerà la lotta contro questi barbari e come già dimostrato in passato, segnalando e denunciando coloro che non attengono alle più basilari regole di civiltà. Montepaone non appartiene a noi ma ai nostri figli. Difendiamolo».

Un commento in cui il sindaco non le ha mandate di certo a dire che avrebbe però, secondo la donna immortalata, travisato i fatti. Di quel comportamento Migliarese dovrà rispondere ora dinanzi un giudice monocratico, difeso nelle sue ragioni dal suo vicesindaco, l'avvocato Giuseppe Tuccio.

«Attendo con tranquillità gli esiti di questa denuncia - spiega il sindaco Migliarese - che non ha fondamento. Nel post in questione le foto pubblicate erano due e ritraevano soggetti non identificabili né riconoscibili. Le immagini erano pixelate proprio per evitarlo e agli atti non risulta nessuna persona che ha riconosciuto la donna che ha querelato, nè l'altra persona immortalata nella seconda foto dello stesso post non ha presentato alcuna querela». Una vicenda che ricopre un interesse rilevante perché potrebbe fare ulteriore chiarezza sui confini entro cui inquadrare la comunicazione pubblica connessa con la pubblicazione di immagini scattate dalle fototrappole che rendano più o meno riconoscibili le persone ritratte e del loro diritto alla privacy. Un tema delicato nel periodo storico in cui la comunicazione degli enti pubblici viene troppo spesso condotta con un rischioso fai da te dai sindaci in prima persona che rinunciano alla possibilità di dotare gli enti da loro amministrati delle figure previste dalla legge 150 del 2000 che sempre meno trova applicazione nonostante sia di fondamentale importanza nell'epoca della comunicazione immediata attraverso social che potrebbero essere utilizzati da figure specializzate.

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