Niente da fare. Resta in carcere Salvatore Grande Aracri, il 35enne nipote del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, sul quale pende una richiesta di condanna a 10 anni di detenzione nell’ambito del procedimento di rito abbreviato a carico di 20 persone scaturito dall’inchiesta “Farmabusiness” diretta dalla Dda di Catanzaro. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’imputato attraverso il suo difensore, l’avvocato Luigi Colacino, contro l’ordinanza bis del Tribunale della libertà di Catanzaro che il 22 giugno scorso, dopo l’annullamento con rinvio del provvedimento di scarcerazione deciso il 15 aprile dalla Suprema Corte, ha disposto la misura cautelare detentiva nei confronti di Grande Aracri. Il 35enne, figlio di Antonio Grande Aracri, considerato dagli inquirenti ai vertici della cosca cutrese, è finito al centro dell’operazione scattata il 19 novembre 2020 con l’accusa di associazione ‘ndranghetistica, in quanto sarebbe stato uno dei promotori del giro d’affari legato alla compravendita di farmaci all’ingrosso messo in piedi dal “locale” di Cutro, oltre che di essersi occupato della «lavorazione di legnami e trasporto cippato», con i proventi che sarebbero poi confluiti «nella bacinella della consorteria, anche per il tramite di false operazioni contabili».