Catanzaro, Crotone, Vibo

Lunedì 29 Aprile 2024

Beni per 1,5mln sequestrati ad un imprenditore di Cutro ex "giovane leva" della 'ndrangheta

Cinque società con i relativi compendi aziendali, sei beni immobili, due auto e numerosi rapporti bancari per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. E' quanto sequestrato dalla Direzione investigativa antimafia, che ha eseguito un decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bologna, nei confronti di un imprenditore operante nel settore dell'edilizia in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Liguria, 48enne originario di Cutro (Crotone) e residente a Cremona. Il tribunale, a seguito di un'indagine che ha usufruito anche del contributo di collaboratori di giustizia che indicano il 48enne come appartenente alla 'Ndrangheta emiliana, ha ritenuto "qualificato" il pericolo sociale rappresentato dell'imprenditore, al servizio della consorteria con le proprie ditte e società, spesso intestate a compiacenti prestanome. Al centro degli accertamenti, l'esecuzione di lavori edili finalizzati all'infiltrazione nell'economia locale e nazionale e operazioni di falsa fatturazione.

La "batteria delle giovani leve"

I vari elementi acquisiti collocano il soggetto quale indiziato, sin dalla metà degli anni '90, di appartenere ad una cosiddetta «batteria delle giovani leve» della 'Ndrangheta, autrice di violenti atti predatori e contro il patrimonio, per poi giungere di recente ad esercitare il ruolo di imprenditore mafioso a disposizione della consorteria emiliana. Le indagini hanno, infatti, consentito di rilevare come il proposto mettesse le proprie ditte e società (spesso intestate a compiacenti prestanome, secondo la consolidata strategia della cosca) a disposizione degli interessi della 'Ndrangheta per l’esecuzione di lavori edili finalizzati all’infiltrazione nell’economia locale e nazionale, e per il compimento di operazioni di falsa fatturazione, finalizzate all’arricchimento della consorteria mafiosa e dei vari sodali. Il provvedimento, emesso su proposta congiunta del procuratore della Repubblica di Bologna e del direttore della Dia, ha riguardato 5 società con i relativi compendi aziendali, 6 beni immobili, 2 autovetture e numerosi rapporti bancari per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.

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