Rompe il silenzio dopo circa dieci anni Daniele Bono, 35 anni di Gerocarne, collaboratore di giustizia dal 20 settembre del 2012. Una decisione quella di Bono – all’epoca non era neppure indagato – che ha contribuito a porre fine alla cruenta guerra di mafia scoppiata tra i Patania di Stefanaconi ed i Piscopisani. Nell’arco di tutti questi anni il pentito, sottoposto a programma di protezione, ha vissuto nell’ombra e ha continuato a collaborare con la giustizia confermando e ribadendo le sue dichiarazioni nelle varie sedi giudiziarie. La sua testimonianza è anche in agenda per domani davanti al Tribunale collegiale di Vibo nel corso del processo con rito ordinario scaturito dal blitz “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani. Ma questa volta Bono – che ha sempre deposto collegato in video conferenza – è deciso a saltare l’appuntamento. E lo farà per due ragioni ben precise: la rimodulazione della tutela nei suoi confronti – il livello di sicurezza non viene più ritenuto alto per cui scorta e auto blindata potrà riaverli soltanto se dovesse tornare in Calabria – e per il fatto che nella località protetta in cui si trova attualmente ha incontrato persone di Acquaro e da una settimana attende invano il trasferimento in altra sede.
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