C’è anche l’incendio nel Reggiano di un’auto “Lancia Tema” di proprietà di un maresciallo dei Carabinieri nel decreto col quale il Tribunale di Bologna ha disposto il sequestro di beni per un valore di 1,5 milioni di euro nei confronti di Salvatore Curcio, il 48enne imprenditore originario di Cutro ma residente Corte de Frati (Cremona), considerato dalla Procura antimafia felsinea un «esponente» della cosca cutrese dei Grande Aracri attiva in Emilia (sebbene l’inchiesta bolognese a suo carico scaturita da un fascicolo dei magistrati di Venezia è stata archiviata). L’episodio, avvenuto a fine anni Novanta per mano della “batteria” del clan operante sulle rive del Po di cui Curcio farebbe parte, è stato reso noto da Salvatore Muto e Giuseppe Liperoti, i collaboratori di giustizia del processo “Aemilia”. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria