Stessa scelta, analoghi problemi, diversi comportamenti. Infatti se Daniele Bono, 35 anni di Gerocarne, collaboratore di giustizia dal settembre del 2012, aveva preannunciato di voler rinunciare a deporre in aula nel processo nato dal blitz “Rimpiazzo” sferrato da Dda e Polizia contro il clan dei Piscopisani e invece ieri ha regolarmente reso la sua testimonianza, a non deporre è stata Loredana Patania, 39 anni di Stefanaconi – che collabora con la Dda più o meno dallo stesso periodo di Bono – che ha rinunciato a testimoniare nell’ambito dello stesso procedimento in corso davanti al Tribunale collegiale di Vibo. Oltre trenta gli imputati.
Ieri mattina, collegata in video conferenza da una località segreta con il Tribunale, la donna ha dichiarato di non sentirsi tranquilla per deporre, pertanto si è avvalsa della facoltà di non rispondere. I motivi della decisione sarebbero da collegare – così come denunciato anche da Bono – alla scarsa protezione nei suoi confronti. Dopo una breve interruzione dell’udienza l’esame della collaboratrice è stato rinviato alla prossima udienza in programma per giorno 19 gennaio.
Quella della scarsa protezione era stata una questione che alla vigilia dell’udienza era stata, appunto, sollevata dal 35enne di Gerocarne il quale, oltre all’affievolimento delle misure di tutela nei suoi confronti, aveva anche evidenziato di aver visto – nella località protetta in cui si trova attualmente – persone di Acquaro e di aver segnalato la circostanza ma senza che venissero presi provvedimenti. In pratica – secondo quanto rilevato dal pentito – dal giorno della segnalazione era in attesa di un trasferimento per motivi di sicurezza, che però non era avvenuto. Ieri però ritornando sui propri passi il collaboratore ha regolarmente risposto alle domande del Andrea Mancuso premettendo di farlo per «rispetto» al Tribunale, al pm e alle parti in aula nonostante avesse preannunciato la sua rinuncia.
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