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Catanzaro, gli “ostacoli” alla fusione degli ospedali

La nuova legge regionale sull’integrazione non spegne le tensioni latenti tra le anime delle due Aziende

Uno scorcio del Policlinico universitario di Catanzaro

Dall’integrazione “a parole” a quella con i fatti. Il passo non è mai stato breve in realtà, soprattutto a Catanzaro dove di Azienda ospedaliera unica si parla ormai da venti anni e dopo diverse leggi regionali azzoppate prima che dalla Corte costituzionale da dettagli normativi che le hanno rese contrastanti con la Carta fondamentale. Se da un lato lo sguardo di tutti è ora proiettato agli sviluppi del provvedimento approvato dal Consiglio regionale praticamente alla prima seduta utile, su forte pressing del presidente Filippo Mancuso, dall’altro non può non soffermarsi almeno per un attimo sulla polemica a distanza che interessa proprio quei due mondi che dovrebbero in un futuro, il più possibile prossimo, unirsi (con l’incorporazione dell’Azienda “Pugliese-Ciaccio” alla “Mater Domini”) dando vita all’Azienda ospedaliero-universitaria intitolata al Nobel catanzarese Renato Dulbecco.
La legge regionale concede dodici mesi di tempo per predisporre il protocollo d’intesa che attuerà la fusione delle Aziende. Un accordo chiamato quindi a valorizzare le vocazioni assistenziali e di Emergenza-Urgenza del “Pugliese Ciaccio” e quelle del “Mater Domini” da sempre rivolte a elezione urgenza, didattica e ricerca. Due mondi che, se fino ad oggi hanno viaggiato in parallelo ma comunque con diversi punti di contatto, potranno diventare complementari, al termine di una razionalizzazione che, ovviamente, dovrà portare anche al taglio di eventuali reparti doppione e, di conseguenza, anche a una riorganizzazione delle risorse umane.

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