Resta senza colpevoli l’omicidio di Francesco Macrì, il 73enne di Crotone assassinato nell’agguato che si consumò la sera dell’11 agosto 2014 fuori da un bar del centro cittadino. Questa sera anche la prima sezione penale della Cassazione, sulla scia di quanto stabilito un anno fa dalla Corte d’Appello di Catanzaro, ha assolto il 29enne crotonese Gianluigi Foschini dall’accusa di aver ferito mortalmente la vittima. Infatti, già 15 febbraio 2021, i giudici di secondo grado, ribaltando la sentenza con la quale il giudice per le udienze preliminari distrettuale il 9 aprile 2019 inflisse al giovane una condanna a 30 anni di carcere, avevano scagionato con formula piena l’imputato «per non aver commesso il fatto». In appello, a favore di Foschini c’era stata la perizia disposta dal collegio su un’intercettazione ambientale ritenuta dalla Procura antimafia la prova principe del delitto. «E non ve lo siete messo il cappuccio?»: la frase incriminata che un fratello del 29enne avrebbe rivolto dentro la Questura di Crotone all’imputato e ad un altro indiziato. Invece, dalla relazione tecnica era emerso che quell’espressione poteva essere tradotta in modo differente a seconda delle circostanze. Per questo, a carico di Foschini è crollato il castello di accuse messo in piedi dalla Dda di Catanzaro. Secondo la quale, l’uccisione di Macrì sarebbe maturata in un contesto di ‘ndrangheta: una sanguinosa vendetta in risposta alle offese recate dal 73enne a Foschini e ai suoi familiari. Due settimane prima dell’assassinio, hanno sempre sostenuto gli investigatori, Foschini avrebbe avuto una discussione con Francesco Macrì. Il quale, a sua volta, avrebbe colpito il giovane con uno schiaffo, pronunciando anche una frase offensiva sui familiari “pentiti” del 29enne. Per tale ragione, come ricostruito dai poliziotti della Squadra mobile di Crotone che hanno condotto le indagini, la sera dell’11 agosto 2014 Foschini avrebbe organizzato un agguato-lampo, presentandosi assieme ad un complice mai individuato fuori da un bar lungo la centralissima via Reggio, dove Macrì si trovava in compagnia di alcune persone. Il 73enne era seduto ai tavolini disposti lungo il marciapiede. Il killer, che dopo la pronuncia di terzo grado rimane ignoto, col volto travisato per non farsi riconoscere, avrebbe sparato ripetutamente con una pistola calibro 22, prima di darsi alla fuga: quattro proiettili raggiunsero la vittima, che riuscì a percorrere pochi metri nel tentativo di scappare, prima di accasciarsi al suolo. L’attentato fu ripreso pure dalle telecamere di videosorveglianza di un vicino esercizio commerciale. Per le conseguenze di quelle gravi ferite, Macrì morì pochi giorni dopo all’ospedale “San Giovanni di Dio”, dove era stato ricoverato la sera dell’agguato messo a segno tra la gente. Gianluigi Foschini è stato difeso dagli avvocati Aldo Truncè e Francesco Gambardella.