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Disordini e scontri nel carcere di Catanzaro, il Sappe denuncia: "Situazione grave"

Il carcere di Catanzaro in località Siano

Sono stati circa 50 i detenuti coinvolti ieri pomeriggio in una rivolta verificatasi all’interno dell’istituto penitenziario di Catanzaro, il più importante della Calabria, che ospita 640 persone, alcune delle quali rinchiuse nel reparto di alta sicurezza per reati di mafia e terrorismo. Il carcere è ubicato nel quartiere Siano del capoluogo, alla periferia est della città. Secondo quanto apprende l’AGI da fonti sindacali, i disordini sono partiti dal reparto del carcere in cui sono rinchiusi i detenuti con problemi psichiatrici. Ne è nata una situazione di grave rischio - dato anche il tentativo dei rivoltosi di impossessarsi delle chiavi delle cancellate - superata solo grazie ai rinforzi giunti dall’esterno della struttura inviati dall’amministrazione penitenziaria e all’arrivo di unità della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di finanza, come previsto dai protocolli. Sono quattro gli agenti che hanno dovuto fare ricorso alle cure dei medici in ospedale per le contusioni riportate negli scontri, ma non si tratta di ferite gravi. I detenuti feriti sono stati medicati nella struttura

Il Sappe: "Situazione grave"

«E' da tempo - si legge in un documento del sindacato - che il Sappe denuncia la grave situazione del carcere catanzarese, dove ci sono più di ottanta detenuti con problemi psichiatrici, un centro clinico, con detenuti portatori di diverse patologie e, per converso, un organico che necessiterebbe di altri cento agenti, rispetto a quelli attualmente in servizio. Non possiamo non evidenziare, ancora una volta, che nelle carceri italiane non c'è più sicurezza, da quando è stata introdotta la vigilanza dinamica, con le stanze aperte tutto il giorno ed i detenuti liberi di girare all’interno delle sezioni detentive, dove commettono reati come il passaggio di sostanze stupefacenti, l’uso di telefoni cellulari ed altri fatti anche più gravi. Abbiamo più volte chiesto anche all’attuale ministra - scrive ancora il sindacato - di rivedere l’organizzazione delle carceri, ripristinando le regole e la sicurezza, ma, a tutt'oggi, nulla è stato fatto, se non l’istituzione di una commissione di studio, la cui relazione finale ha avanzato proposte che, se messe in atto, aggraverebbero ancora di più la situazione delle carceri, poichè si vorrebbero limitare i poteri della polizia penitenziaria, proprio in relazione alla gestione della sicurezza

"Gestione dei detenuti con problemi psichiatrici vera e propria emergenza"

«A Catanzaro e nelle carceri italiane - spiega all’AGI il segretario del Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, Giovanni Battista Durante - la gestione dei detenuti con problemi psichiatrici è una vera e propria emergenza. A causa del Covid il loro trasferimento è stato rallentato e con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari molto spesso questi soggetti con problematiche particolari sono associati agli altri detenuti. Abbiamo chiesto più volte l’istituzione di sezioni dedicate. L’Europa - aggiunge - di recente ha condannato l’Italia per il caso di un detenuto che avrebbe dovuto essere trasferito ed è rimasto invece in carcere».

Grave carenza negli organici

Secondo il Sappe esiste poi una grave carenza negli organici della Polizia penitenziaria. Nel solo istituto di Catanzaro mancano 100 agenti. «Il governo Renzi - dice Durante - ha apportato un taglio di 3.000 unità. Siamo passati da 44.000 a 41.000 agenti in tutta Italia. In Calabria, a fronte di un fabbisogno di 1.900 agenti, ce ne sono 1.600. Nella regione ci sono anche casi di strutture importanti, come quella di Rossano, dove si trovano detenuti condannati per reati gravi come il terrorismo, prive di direzione. Nel caso di Rossano - dice Durante - è il direttore del carcere di Cosenza a spostarsi per alcuni giorni a settimana nella struttura. Una situazione grave»

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