Il Tribunale per i minorenni di Catanzaro (presidente Chiodo e, a latere il giudice Tarantino) ha pronunziato sentenza di assoluzione, con formula piena “perché il fatto non sussiste”, nei confronti di F.G., V.F., I.D.C. (difesi dall’avvocato Antonio Larussa); G.G. (difeso dall’avvocato Nuncio Sigillò); A.D.S.(difeso dall’avvocato Nicolino Panedigrano) tutti di Lamezia Terme, all’epoca minorenni, che erano stati chiamati a rispondere di gravissimi reati, di natura sessuale, anche aggravati da motivi abietti, oltre che di reati in materia di stupefacenti, presuntivamente commessi, nell’anno 2012, nei confronti di una giovane donna (anch’essa di Lamezia Terme).
L’indagine aveva preso le mosse, parecchi anni dopo, dall’attività investigativa relativa ad una diversa vicenda, allorché, nel corso di un’intercettazione telefonica, gli operanti ritennero di avere individuato, nel colloquio tra terze persone ed in assenza di qualunque attività da parte della presunta persona offesa, indizi sufficienti ad ipotizzare la commissione dei reati da parte degli imputati.
Dopo 4 anni di processo, il tribunale di Catanzaro ha messo la parola fine alla vicenda. Contro le accuse della Procura, si sono battuti, fin dall’inizio, i difensori degli imputati, avvocati Nicolino Panedigrano, Nunzio Sigillò ed Antonio Larussa, che, all’esito della sentenza, hanno dichiarato di essere "pienamente soddisfatti della decisione, anche aggiungendo che non sarebbe potuto andare diversamente, considerato che gli elementi dell’accusa, già fragili all’inizio del processo, si erano completamente sgretolati durante il dibattimento".
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