Due imputati hanno deciso di patteggiare; altri sette hanno optato per il rito abbreviato; mentre per 22 accusati si profila l’iter ordinario. È terminata così ieri l’udienza preliminare del procedimento a carico di 31 persone, scaturito dall’operazione “Turos” con la quale la Dda di Catanzaro ha disarticolato, tra le altre cose, un presunto giro di estorsioni all’ombra della cosca Grande Aracri di Cutro, oltre che scoprire una serie di aste fallimentari che sarebbero state pilotate per avvantaggiare i clan del Crotonese. Davanti al gup distrettuale Antonio Battaglia, accusa e difesa hanno concordato la condanna a 8 mesi di reclusione ciascuno per Laura Gigliarano (63 anni, di Isola Capo Rizzuto) e Luigi Aprigliano (55, Crotone). Il rito abbreviato (che comporta la riduzione di un terzo della pena in caso di soccombenza) è stato invece scelto da: Giuseppe Germinara (51, Savelli), subordinato però alla testimonianza dell’ex consigliera regionale Flora Sculco; Antonio Franco (46, Isola Capo Rizzuto); Antonio Grande (69, Cutro); Raffaella Lavigna (41, Crotone); Salvatore Lorenzano (44, Cutro); Maria Russo (53, Botricello); e Giuseppe Turrà (52, Cutro). Col blitz scattato lo scorso 27 ottobre con l’esecuzione di cinque arresti da parte della Guardia di Finanza di Crotone, la Procura antimafia s’era detta convinta di aver smantellato un’ipotizzata rete di “strozzini” ritenuta contigua al “locale” di ‘ndrangheta dei Grande Aracri, per «la vicinanza», ad esempio, di Giuseppe Turrà (che deve rispondere di usura ed estorsione) «a personaggi dallo spessore criminale non di poco conto», oltre che per la presenza di «soggetti contigui alla consorteria cutrese». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro