Aziende sanitarie provinciali e ospedaliere alle prese con contratti Covid che dal 31 marzo prossimo non potranno più proseguire con la formula diventata prassi dall’esplosione della pandemia. È il risvolto sanitario dello stop alle proroghe dello stato di emergenza che, dopo l’ufficializzazione della scelta da parte del presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha fatto scattare anche a Catanzaro il tam tam tra infermieri e operatori socio-sanitari, ma anche tra dirigenti biologi, tecnici di radiologia e di laboratorio. Sullo sfondo il countdown, legato alle stabilizzazioni previste dalla legge Madia, che è per molti agli sgoccioli, ma che per spalancare il sogno della stabilizzazione non ammette deroghe al requisito temporale dei 18 mesi in servizio, una decurtazione rispetto ai canonici 36 prevista soltanto per i contratti Covid che però non ammette altri sconti. Un esercito di 200 sanitari al policlinico, 90 infermieri, 11 oss nonché altro personale in servizio con la qualifica di dirigente biologo, tecnico di radiologia e di laboratorio al “Pugliese-Ciaccio” resta dunque con il fiato sospeso, in attesa di una proroga che per molti rappresenta ben più che la retribuzione di qualche mese di lavoro. In gioco c’è un futuro stabile da non lasciarsi scivolare tra le dita dopo mesi in corsie bollenti come trincee. Al rush finale c’è dunque la sfida della vita per chi dalla sua, al momento, ha almeno la certezza che i reparti Covid non saranno smantellati il primo aprile in nessuna parte d’Italia e tanto meno in Calabria, regione dove il Covid morde ancora. Nessuna richiesta in tal senso è d’altronde pervenuta agli ospedali. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro