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Falsa residenza nel Vibonese per l'assegno sociale. Denunciati marito e moglie in Argentina

Un raggiro ai danni dell'Inps perpetrata da marito e moglie. Avevano richiesto all'ente previdenziale l'erogazione della misura assistenziale dell'"Assegno Sociale" attestando però il falso. Nello specifico i due, stabilmente residenti in Argentina, hanno dichiarato invece di essere residenti in provincia di Vibo.

Ecco allora scattata l'indagine guidata dalla guardia di finanza di Tropea. Come detto, le investigazioni hanno permesso di accertare che due soggetti (marito e moglie), stabilmente residenti in Argentina ove, tra l’altro, hanno contratto matrimonio da oltre cinquant’anni, hanno richiesto all’INPS l’erogazione della misura assistenziale dell’ “Assegno Sociale”, attestando falsamente di essere residenti nella provincia di Vibo Valentia. Dai mirati accertamenti di polizia giudiziaria, infatti, è emerso che i due coniugi, lungi dall’essere effettivamente residenti in Italia, vi hanno fatto ritorno solo sporadicamente, permanendo sul territorio nazionale per brevi periodi di tempo e che, quindi, non erano in possesso dei requisiti previsti dalla legge per l’erogazione del beneficio de quo, tra i quali è indispensabile la residenza effettiva, stabile e continuativa per almeno 10 anni nel territorio nazionale.

I due coniugi, pertanto, sono stati denunciati alla locale Procura della Repubblica, guidata dal Procuratore Camillo Falvo, il quale ha richiesto ed ottenuto dal GIP l’emissione di un decreto di sequestro preventivo, avente ad oggetto la somma di euro 120.000 circa, quale profitto illecito derivante dalla commissione del reato.

La Procura della Repubblica e la Guardia finanza proseguiranno l’azione di contrasto ad ogni forma di illecito nel settore della spesa pubblica, a tutela dell’economia, finalizzata a prevenire e reprimere condotte illegali dall’elevato disvalore sociale, in quanto tese a sottrarre risorse alle fasce più bisognose della popolazione, in un periodo di grave crisi a causa dell’emergenza da Covid-19.

I destinatari dell’attività di servizio sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva e avverso il provvedimento disposto sono ammessi i provvedimenti d’impugnazione previsti ex lege.

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