La retorica sulla valorizzazione del patrimonio naturalistico della Calabria è un refrain immancabile non solo in tutte le campagne elettorali, ma anche nei tanti convegni in cui si disserta delle peculiarità del territorio e dei modi per favorirne uno sviluppo sostenibile. Molte iniziative pubbliche, sia di matrice politica che culturale, sono spesso ospitate proprio nei locali del Parco naturale regionale delle Serre, in pochi però si sono resi conto che proprio l’ente di tutela ambientale con sede a Serra San Bruno è sostanzialmente paralizzato perché, ormai da mesi, è privo di una guida. L’ultimo a rappresentare l’organo di vertice è stato il dirigente della Regione Giovanni Aramini: il suo mandato semestrale è però scaduto a luglio dell’anno scorso, dopodiché è rimasto in carica per i 45 giorni di prorogatio previsti dalla legge ed è poi tornato a dedicarsi a tempo pieno al suo ruolo nel dipartimento Ambiente. Il risultato di questa situazione è un immobilismo politico-amministrativo che un ente pubblico, specie se pensato per tutelare e valorizzare le preziose risorse naturali di una vasta area della Calabria centrale, non potrebbe proprio permettersi. Invece accade che ormai da 6 mesi il Parco, che è un ente subregionale, non abbia, per esempio, la possibilità di essere parte civile o costituirsi in giudizio, anche fosse per tutelare l’ente stesso, in procedimenti di natura legale. Non è possibile nemmeno approvare i bilanci, infatti la scadenza che era fissata per fine anno è stata sforata senza poter adottare il fondamentale strumento economico-finanziario. Non si può, soprattutto, programmare alcunché, con fondi europei per milioni di euro che rischiano di rimanere inutilizzati e dunque di essere rispediti a Bruxelles. Nei giorni in cui sono proprio i vertici della Cittadella a denunciare come negli ultimi vent’anni oltre un miliardo di euro non sia stato speso dalla Calabria, è paradossale che un ente che dipende direttamente dalla Regione venga lasciato in un incomprensibile limbo di improduttività.
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