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Catanzaro, falsi contratti per avere i sussidi. Chiesto il processo per 53 persone

Devono rispondere di truffa nei confronti dell’Inps. Al centro dell’inchiesta il collaboratore di giustizia Tommaso Rosa

Procura di Catanzaro

False assunzioni per ottenere i rimborsi per la disoccupazione. Sono 53 le persone che rischiano di finire a processo per truffa. Il pubblico ministero Francesco Bordonali ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per tutti. L’udienza preliminare si aprirà il prossimo 20 maggio e si svolgerà davanti al gup Paola Ciriaco. Un’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, che si interseca con l’operazione Basso Profilo. Secondo l’accusa, infatti, il sistema truffaldino avrebbe avuto al vertice Tommaso Rosa divenuto collaboratore di giustizia e già condannato a 11 anni e 5 mesi nel processo con rito abbreviato; sua moglie Concetta Di Noia anche lei condannata a 9 anni, 6 mesi e 14mila euro di multa; suo figlio Andrea sotto processo con rito ordinario; Monica Comberiati che ha patteggiato una pena a un anno 6 mesi. Secondo la nuova accusa i quattro si sarebbero associati per truffare l’Inps denunciando 51 rapporti di lavoro in realtà mai esistiti. Per gli inquirenti nessuna delle persone coinvolte nell’inchiesta avrebbe mai svolto attività lavorativa presso la ditta di cui era amministratore Tommaso Rosa. In questo modo l'Inps avrebbe sborsato poco meno di 90mila euro a titolo di indennità di disoccupazione. Soldi che in gran parte sarebbero finiti nelle tasche dei quattro. Infatti Tommaso Rosa con la moglie, il figlio e la Comberiati si sarebbero appropriati del 75% delle somme erogate dall'Inps «corrispondendo ai singoli lavoratori falsamente assunti solo il 25% delle indennità ad essi spettanti».

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