Parte l’appello del processo di ‘Ndrangheta “Grimilde”, con al centro, tra l’altro, le infiltrazioni a Brescello, in provincia di Reggio Emilia, unico comune emiliano-romagnolo sciolto per mafia. In primo grado, a ottobre 2020, il processo si era concluso con 41 condanne per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, le più alte a 20 anni per l’ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso e per Salvatore Grande Aracri, figlio del boss Francesco e nipote di Nicolino. Altri 27 imputati sono invece attualmente a dibattimento a Reggio Emilia e tra questi Francesco Grande Aracri e l’altro figlio, Paolo. Per Caruso, ex FdI ed ex funzionario delle dogane, ruolo col quale avrebbe aiutato la cosca, era stata anche disposta una provvisionale da un milione per il Comune di Piacenza. La Corte di appello ha fissato quindici udienze, fino al 27 giugno, che si terranno nell’aula bunker del carcere della Dozza, inaugurata con il processo “Aemilia”. La pubblica accusa è rappresentata da Lucia Musti, procuratrice generale reggente e da Beatrice Ronchi, pm della Dda che ha coordinato le indagini e ha seguito anche il primo grado del processo.