L’obiettivo del management dell’Asp, nell’era post lockdown, era quello di ripristinare la normalità in un territorio in cui purtroppo, ancor prima dell’epidemia, la normalità non è mai esistita. È stato il commissario Maria Bernardi, a giugno scorso, accompagnata dal referente sanitario aziendale, Antonio Talesa, ad effettuare un sopralluogo nell’ospedale Jazzolino allo scopo di verificare in che modo intervenire per rendere funzionali i vari reparti, i cui ricoveri – e quindi i posti letto – nel corso dell’ultimo anno sono stati ridotti all’osso. Un riassetto che purtroppo tarda ad arrivare considerato che ad oggi permangono le stesse criticità del passato. Lo Jazzolino è, infatti, un ospedale, ormai al collasso, sempre più fatiscente dove mancano medici, infermieri e tecnici. A constatare ogni giorno criticità e disservizi sono soprattutto i cittadini, costretti il più delle volte ad una emigrazione sanitaria forzata in altre regioni d’Italia. Decadente, vetusto, fatiscente, il nosocomio non versa in buona salute ormai da oltre un decennio. Le criticità strutturali e organizzative rappresentano l’emblema di un presìdio ormai al collasso.
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