Si va, via via, assottigliando la flotta peschereccia della marineria vibonese. In passato c’erano circa 15 imbarcazioni di grande tonnellaggio ancorate al porto di Vibo Marina. Oggi si sono ridotte a due: “Silvia madre” e “Paradise II” appartenenti, la prima alla famiglia Gambardella, e la seconda alla famiglia De Leonardo. Due storiche imprese di pesca che continuano a dare lavoro a decine di padri di famiglia. Sforzi che rischiano di perdersi nel grande mare della crisi agitato ancora di più dal caro-gasolio che rischia di dare il colpo di grazia a una delle storiche flotte, di cui fanno parte anche imbarcazioni di media stazza (circa 20) e quelle più piccole (una ventina). «Il comparto di Vibo Marina, che si estende fino a Maratea – spiega l’imprenditore ittico Adriano Gambardella – conta circa mille imbarcazioni. Anche la nostra flotta era abbastanza grossa – prosegue – ma nel corso degli ultimi 10 anni, a causa della crisi, sono state demolite circa 13 imbarcazioni». Il porto di Vibo Marina – nonostante tutto – resta però tra i principali scali del comparto in cui afferisce il 60-70% del totale delle catture che si realizzano nel complesso della locale costa. Sulla banchina Tripoli attraccano una decina di motopescherecci d’altura di medie-grandi dimensioni. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro