Le bellezze archeologiche avvolte dal degrado, le rovine della città vecchia a tratti ancora inaccessibili, la difficoltà di rendere fruibile un patrimonio che altrove farebbe le fortune di una comunità. Un punctum dolens, rispetto al quale è necessario voltare pagina, per evitare di ritrovarsi al Cofino, piuttosto che alle Mure Greche o nel sito di Sant’Aloe ed essere costretti a saltellare tra le erbacce, a constatare inermi atti di vandalismi, quando non vere e proprie intimidazioni della criminalità organizzata.
L’imperativo categorico, però, al di là dei piagnistei e di ogni forma di accusa fine a se stessa, resta “fruizione”. In qualche modo bisogna fare, per evitare che in un luogo denso di storia e di cultura, le ricchezze del passato rimangano abbandonate e talvolta in mezzo ai rovi e agli sterpi. A far male sono le istantanee scattate nei pressi del Cofino, uno dei siti più significativi della città, dove attualmente ci sono in corso i lavori. I teli squarciati, a seguito delle intimidazioni alla ditta, è il simbolo della ferita inferta alla città vecchia da ignoti che attende di essere rimarginata.
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