Hanno deciso di esserci per fare sentire la propria voce e quella del territorio vibonese. E “no alle aste” è il grido che si è levato, nei giorni scorsi, da piazza della Repubblica a Roma, dove gli imprenditori balneari – tanti arrivati anche dalla nostra provincia – si sono ritrovati per protestare contro la proposta del Governo di riassegnare le concessioni balneari tramite gara. «Cinque sono i punti che la riforma delle concessioni marittime deve garantirci – spiega Mino De Pinto, responsabile provinciale del Sib (sindacato italiano balneari) –. Innanzitutto la corretta applicazione della direttiva servizi che tuteli la proprietà aziendale e gli altri diritti fondamentali dei concessionari. A seguire la validità delle proroghe già rilasciate in applicazione della cosiddetta legge Madia. Una disciplina transitoria che preveda un diritto di prelazione per il concessionario e per finire il valore aziendale da riconoscere a chi dovesse perdere l’azienda». Dunque, «secondo la direttiva Bolkestein tutte le concessioni – continua De Pinto – scadranno il 31 dicembre del 2023». La preoccupazione c’è, secondo gli imprenditori del settore. Non sono solo i titolari delle concessioni ad essere sul “chi va là”. A rischio c’è un grosso indotto che dà lavoro a centinaia di famiglie. Ma l’indotto include anche aziende edili, di arredamento e quant’altro. «Nessuno – commentano alcuni balneari – andrà a migliorare le proprie strutture, i servizi e la qualità perché non sappiamo quale sarà il nostro futuro». Sono in molti a sottolineare che «svendendo le nostre spiagge si svende l’Italia alle multinazionali».
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