Nei giorni scorsi la procuratrice generale reggente di Bologna, Lucia Musti, ha subito due ravvicinati e distinti episodi di intimidazione, su cui sono stati avviati accertamenti. Nel palazzo dove vive la magistrata, a Bologna, qualcuno ha imbrattato il muro della porta di ingresso del suo appartamento, con vernice rossa. All'ufficio della Procura generale è poi arrivata, indirizzata sempre a Musti, una lettera minatoria, con un riferimento ad alcune frasi che avrebbe detto.
Pochi giorni prima la procuratrice aveva tenuto il discorso per l'inaugurazione dell'anno giudiziario in Corte di Appello, con un intervento dove aveva insistito sul concetto che l'Emilia Romagna è "distretto di mafia". Parole che hanno avuto commenti di apprezzamento, ma anche alcune critiche. Musti, che da alcuni mesi regge l'ufficio giudiziario dopo il pensionamento di Ignazio de Francisci, si occupa dei processi che riguardano i clan di Cutro, ha condotto l'accusa nell'appello del processo di 'ndrangheta "Aemilia" ed è attualmente impegnata nel secondo grado di "Grimilde", una quarantina di imputati e al centro le infiltrazioni della criminalità organizzata calabrese nel comune di Brescello, l'unico nella storia dell'Emilia-Romagna sciolto per mafia.
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