La vicenda è emersa nell’indagine “Alibante”, ma le carte in cui è ricostruita sarebbero già state trasmesse a Salerno. Si parla infatti di un episodio di presunta corruzione di un giudice che all’epoca dei fatti, cioè quasi un ventennio fa, era in servizio a Lamezia. La Procura della città campana ha competenza d’indagine sulle ipotesi di reato relative a magistrati del distretto di Catanzaro e, ora, valuterà anche questo episodio, finora non noto, che non ha nulla a che fare con i fatti che hanno riguardato la Corte d’Appello di Catanzaro e che invece, come detto, coinvolgerebbe il Palazzo di Giustizia di Lamezia. A denunciarlo è un imprenditore, già titolare di un villaggio turistico sul Tirreno, che sarebbe stato vittima di estorsione da parte di uno dei principali indagati di “Alibante”. L’uomo, nell’estate del 2021, racconta ai carabinieri del Gruppo di Lamezia cose che sarebbero avvenute nel 2003. E che i militari del Nucleo investigativo ritengono «di rilevante interesse investigativo». All’epoca l’imprenditore aveva chiesto al Tribunale lametino il sequestro di alcune cambiali, per un valore di 3mila euro, in una vicenda che lo contrapponeva proprio alla persona accusata dell’estorsione ai suoi danni. La mattina in cui il Tribunale avrebbe dovuto pronunciarsi sulla causa l’imprenditore avrebbe avvicinato la sua controparte tentando «una soluzione bonaria», ma l’indagato per tutta risposta gli avrebbe riferito di aver già vinto la causa poiché aveva consegnato la somma di 45mila euro a una persona molto vicina a uno dei giudici che se ne occupavano «per comprare il verdetto in suo favore». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro