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Parco archeologico di Vibo Valentia, il Comune affida i siti solo su... carta

Nel maggio scorso l’annuncio dell’avvio dell’iter che ad oggi non è stato concluso

«Le Mura greche di Vibo Valentia (VI-III sec. a. C.) sono più importanti del Sud Italia, in quanto non esiste un’altra città in cui una cinta muraria si conserva così bene per un tratto di circa 500 metri». Esordisce così Giuseppe Collia, docente di lettere specializzato in archeologia, nell’esporre l’alto valore storico-culturale dei siti archeologici del capoluogo. «Quanto al sito di Sant’Aloe – prosegue Collia –, che custodisce anche un impianto termale romano, presenta particolarissimi mosaici, tra cui quello delle “Quattro stagioni”, davvero peculiari. L’intero parco archeologico di Vibo potrebbe essere il volano di sviluppo culturale del territorio, che dovrebbe puntare molto di più sui beni archeologici».
Ma questo patrimonio è sconosciuto ai più e, soprattutto, non è fruibile da tempo. Molti dei siti che costituiscono il Parco archeologico vibonese, infatti, sono chiusi e a rischio incuria. Nel maggio scorso sembrava che qualcosa si stesse muovendo in positivo: l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Maria Limardo, aveva annunciato con soddisfazione l’affidamento dei siti a diverse associazioni che, rispondendo a una manifestazione di interesse promossa dal Comune, si erano rese disponibili per gestire gli splendidi luoghi. L’iter di affidamento doveva essere portato a compimento in pochi mesi, ma ad oggi è ancora un nulla di fatto.

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