La nave affonda e, a quanto pare, i capitani l’hanno già abbandonata da tempo. E neanche le scialuppe di salvataggio sono ora sufficienti per evitare il naufragio e traghettare su sponde migliori ciò che resta del servizio sanitario.
Aggressioni a medici e a personale sanitario in servizio allo Jazzolino, nell’arco di circa una settimana, non hanno scalfito più di tanto la città incapace persino di indignarsi davanti a episodi così gravi. Segnali allarmanti e cartina tornasole di una situazione che rischia di sfuggire definitivamente di mano, trasformando a suon di arroganza, disservizi e disagi l’ospedale “civile” in una giungla più di quanto non lo sia già diventato perché le aggressioni quotidiane verbali al personale non si contano, come non si contano le attese dell’utenza sballottata da un ospedale calabrese all’altro.
Nonostante la gravità della situazione tutto però sembra andare avanti senza particolari scossoni. Quanto accaduto, infatti, non sembra aver scalfito più di tanto le istituzioni ai vari livelli, la politica, tantomeno la conferenza dei sindaci e neanche provocato un intervento a gamba tesa del sindaco del capoluogo, prima autorità sanitaria, il solo deputato a battere i pugni e a pretendere – davanti all’inesorabile sgretolamento dei servizi allo Jazzolino dove non si riesce a coprire neanche i turni – un cambio radicale di rotta, pena la chiusura del nosocomio.
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