Non c’è bisogno di pensare o scomodare scenari di guerra per immaginare e descrivere l’inferno che anche alcuni bambini sono costretti a vivere. Talvolta, infatti, basta guardare vicino, basta guardare nella cerchia familiare per rimanere agghiacciati davanti alle mostruosità che verso i più piccoli vengono commesse. Storie di giovanissime vite usate e abusate, in cui il danno fisico col tempo guarisce ma dove rimangono a lungo aperte ferite psicologiche, vicende che possono sconvolgere un’intera esistenza e che certamente annientano, nel più subdolo e violento dei modi, l’età dell’innocenza. A dare voce all’ennesima e turpe storia di abusi è una bambina di dieci anni del Vibonese, dapprima pesantemente molestata sessualmente dal nonno acquisito – costretta a compiere e subire atti sessuali anche con pugni sulla pancia e al fianco, con minacce e venendo violentemente tirata per i capelli e “invitata” a stare zitta con la promessa di patatine o di un gelato – e poi ripetutamente violentata, senza lasciare nulla all’immaginazione. Una sconvolgente sequenza drammaticamente corroborata dalla documentazione medica. L’uomo, un 70enne, in esecuzione di un’ordinanza – emessa dal gip di Vibo, Francesca Del Vecchio su richiesta del procuratore Camillo Falvo e sostituto Maria Cecilia Rebecchi – è stato arrestato per violenza sessuale con l’aggravante, tra l’altro, di averla commessa ripetutamente e nei confronti di una minorenne – ma ciò non scalfisce il muro di orrore costruito attorno alla ragazzina da quando aveva 8 anni. Un girone infernale dal quale la bimba aveva cercato di uscire raccontando quanto le accadeva alla nonna e al padre, ma senza essere inizialmente creduta, anzi fu accusata di «vedere i film». Anche alla madre aveva raccontato qualcosa ma non gli abusi più gravi subiti sentendosi colpevole e quindi ritenendo di poter essere lei la causa di problemi, di «rovinare la famiglia». Neanche i due video girati (uno dalla madre, l’altro dalla ragazzina nel luglio del 2021 e lo scorso marzo) che riprendono atti di autoerotismo del 70enne, uno dei quali alla presenza della bambina e delle due sorelline minori, avrebbero posto fine all’orrore. L’indagato, infatti, affrontato dalla madre della sua vittima ha sempre negato gli abusi adducendo a giustificazione la necessità di urinare. Fatto sta, comunque, che tutto sarebbe stato, inspiegabilmente, tenuto nascosto dalla famiglia fino alla denuncia di una insegnante. Comunque sia il degenerare rapido della situazione, anche in considerazione del fatto che pure le due bimbe più piccole erano state spettatrici del turpe comportamento del nonno, ha indotto la famiglia prima ad allontanare l’uomo da casa e poi «a seguito del ritorno presso la propria abitazione che l’indagato ha perentoriamente preteso» a sporgere denuncia. Ma una volta ritornato a casa per la bambina l’orrore è di nuovo iniziato essendo stata abusata prima di Capodanno e in seguito lo scorso marzo. La pagina di un’esistenza diversa, senza più violenze fisiche e psicologiche, si apre per la bambina nel momento in cui la sua tristezza e la tendenza a isolarsi non sono passate inosservate a una insegnante che le ha colte, che – con l’appoggio della dirigenza della scuola e del corpo docenti – ha raccolto il drammatico racconto della ragazzina e ha sporto denuncia alla Squadra mobile di Vibo. Le indagini, non semplici, seguite passo passo dal questore di Vibo, Raffaele Gargiulo e svolte anche con l’aiuto di una psicologa della Polizia, specializzata in psicologia dell’età evolutiva, hanno restituito l’agghiacciante quadro già tratteggiato dalla bambina le dichiarazioni della quale sono state valutate attendibili, così come è stata positivamente valutata la sua «piena capacità» di riferire i fatti accaduti. Fatti da cui emergono «tratti di evidente sistematicità» delle violenze perpetrate ai danni della piccola vittima che «assumevano molteplici forme – evidenzia il gip nell’ordinanza – fino a quella più traumatizzante per la piccola consistente in plurime penetrazioni...». Condotte ritenute di «eccezionale allarme sociale» e che «non possono dirsi a oggi cessate – rileva sempre il gip – dal momento che l’indagato ha perpetrato abusi ogniqualvolta gli si sia presentata l’occasione... Che poi vi siano stati danni gravi emerge con nitore dalle dichiarazioni della piccola che si sente in colpa e crede di poter causare la “rovina” della famiglia e teme di essere cacciata via per tale vicenda». Oggi, comunque, grazie alla sensibilità dell’insegnante e al lavoro di Procura e Polizia, la bambina può cominciare a guardare con più serenità e fiducia al futuro, tant’è che alla fine del colloquio alla presenza della psicologa avrebbe affermato: «Il momento più bello per me è stato questo, parlare con voi».