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Ponte Morandi di Catanzaro, in sette a processo

Regge l’accusa sui presunti illeciti nei lavori di ristrutturazione del viadotto

Tutti a processo, termina così l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta Brooklyn che ha svelato presunti illeciti nei lavori di ristrutturazione del ponte Morandi a Catanzaro. Il gup Esposito accogliendo la richiesta del pm Veronica Calcagno ha rinviato a giudizio i sette indagati: Eugenio Sgromo, 52 anni; Sebastiano Sgromo, 55 anni; Michele Marinaro 52 anni; Rosa Cavaliere, 54 anni; Gaetano Curcio, 42 anni; Silvio Baudi, 43 anni; Franco Pantusa, 39 anni. Per loro il processo avrà inizio il prossimo 1 giugno.
L’indagine ha preso le mosse da un’informativa del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro che accendeva i riflettori sulla presunta riconducibilità ai fratelli imprenditori Eugenio e Sebastiano Sgromo della Tank Srl, società aggiudicataria di importanti appalti pubblici. Secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, consapevoli del rischio di incorrere in misure di prevenzione di natura patrimoniale, gli imprenditori avrebbero costituito delle società intestandole fittiziamente a una loro collaboratrice, Rosa Cavaliere, pur mantenendone il controllo di fatto. Proprio con la Tank srl gli Sgromo sono riusciti a infiltrarsi nei lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino del calcestruzzo del ponte Morandi e di rifacimento dei muri di contenimento di un tratto della strada statale “dei Due Mari”. Alla Tank sarebbero state quindi affidate commesse pubbliche «con il conseguimento di fatturato per complessivi 50.471.093 di euro». La ditta però avrebbe iniziato ad avere problemi finanziari e a non riuscire a pagare il materiale per completare l’intervento. A quel punto, secondo l’accusa, con la presunta complicità del direttore dei lavori il geometra Gaetano Curcio e dell’ingegnere dell’Anas Silvio Baudi, avrebbero iniziato a utilizzare nelle lavorazioni un tipo di malta di qualità scadente, ma più economico di quello inizialmente utilizzato. Gli Sgromo inoltre avrebbero potuto contare su una talpa all’interno della Procura di Catanzaro, l’ufficiale della Dia Michele Marinaro sarebbe arrivato a indirizzare le indagini facendo passare i due imprenditori come vittime dei clan lametini. In cambio, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto varie utilità tra cui il trasferimento dalla Dia di Catanzaro alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

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