Bollette per acqua e spazzatura già pagate e inviate nuovamente dopo quattro anni tramite avviso esecutivo attraverso la società di riscossione “Area srl”. È quanto starebbe accadendo a Dinami, al punto da determinare le preoccupazioni e la ferma reazione del comitato civico. Oggetto del contendere, in particolare, è la richiesta ai contribuenti che fossero in regola di inviare la relativa ricevuta di avvenuto pagamento alla società di riscossione.
«Non si comprendono i motivi per cui - scrivono infatti i membri del “Pro Dinami” - l’Ente abbia incaricato della riscossione coattiva “Area Srl” per somme già pagate con vari metodi. Non si comprendono - inoltre - i motivi per cui ci si debba rivolgere alla medesima società incaricata per dimostrare le somme già pagate quando potrebbe essere lo stesso ufficio tributi senza tante difficoltà a risolvere il problema di molti cittadini».
Una incapacità di comprendere lecita, visto che «tanti contribuenti non hanno dimestichezza con un computer e pertanto avranno serie difficoltà a inviare le ricevute di quanto già pagato». O, magari, possono pure averle perse le ricevute, alcuni più distratti. Con tutte le conseguenze derivanti. Pertanto «il Comitato Civico “Pro Dinami” auspica che non si arrivi a pignoramenti, blocco pensione, stipendi e fermo macchina per debiti inesistenti».
Un incomprensione che porta a porsi dei quesiti. «Forse qualcuno non ha controllato i flussi di cassa? Si potrebbe configurare il danno erariale»? Secondo quanto denunciano i membri del comitato, poi, «il soggetto esterno che si occupa dei servizi di accertamento per recupero evasione dei tributi per conto del comune, il cui contratto è stato rinnovato anche alla luce dei risultati raggiunti, non adempie agli obblighi di pubblicità di cui agli articoli 23 del d.lgs. 33/2013 (Decreto trasparenza) mediante pubblicazione sul sito istituzionale dell’ente.
Inoltre «il Comune ed il commissario straordinario di liquidazione, rimangono in silenzio davanti alle responsabilità dell’ufficio tributi. I tributi vanno pagati, - ammettono giustamente - ma giungere alla vessazione, fino a calpestare ogni regola, è davvero inaccettabile. Siamo stanchi di assistere a richieste di pagamento di crediti inesistenti, abbondantemente prescritti o, peggio, basati su atti mai notificati Siamo stanchi di veder calpestati i più elementari diritti dei cittadini».
Pertanto «sarebbe opportuno che il sindaco impedisse quelli che appaiono veri propri “soprusi” ma, soprattutto, stabilisse delle regole per evitare atti che finiscono per apparire come uno squallido tentativo di rimpinguare le casse sulla pelle dei contribuenti. Il sindaco - insistono - che é anche il responsabile dell’ufficio tributi deve fermare questo intollerabile segnale d’imbarbarimento, pretendere l’osservanza delle norme e il doveroso rispetto per le persone, chiedere scusa e impegnarsi a mettere subito dei paletti a un’attività di riscossione selvaggia, che, guarda caso, colpisce solamente le persone più deboli. In un periodo, tra l’altro, di eccezionale emergenza non solo sanitaria, ma soprattutto economica, in cui occorrerebbe lenire disagi e incombenze. Eppure, - concludono laconicamente - nel silenzio generale il binomio sindaco (funzionario responsabile) e soggetto esterno, in barba ad ogni regola e contro ogni logica, continua a rendersi protagonista di comportamenti inqualificabili».
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