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Badolato, “commissariato” il clan Gallace

I contenuti delle motivazioni della Cassazione per l'inchiesta "Itaca Free Boat"

Ci fu un momento in cui la cosca Gallace subì il “commissariamento” da parte dei vertici della ‘ndrangheta, a seguito del quale la stipula di nuovo patto criminale diede vita a un nuovo assetto. È quanto emerge dalle 84 pagine della sentenza della Corte di Cassazione a conclusione del processo scaturito dall’operazione Itaca Free Boat che, grazie alle indagini della Squadra Mobile coordinate dalla Dda di Catanzaro, svelò le ingerenze della cosca Gallace-Gallelli nella costruzione e gestione del porto Bocche di Gallipari di Badolato e in particolare evidenziò la presenza di un’articolazione badolatese della cosca Gallace di Guardavalle, di cui Vincenzo Gallelli era il luogotenente.
Nel novembre scorso la Corte di Cassazione ha confermato sette delle undici condanne emesse dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel 2019. Nella sentenza dei giudici della Suprema Corte, depositata nei giorni scorsi, emergono le motivazioni del rigetto del ricorso presentato dal boss Vincenzo Gallace, ritenuto il capo della ‘ndrina guardavallese. I giudici della Cassazione hanno respinto le censure della difesa, ritenendole infondate, a partire dalla contestazione della mancata riapertura dell’istruttoria dibattimentale per acquisire la corrispondenza di Gallace con Valerio Alessio Novella, figlio di Carmelo Novella, nella quale quest’ultimo “scagionava” Gallace dell’omicidio del padre. La Cassazione, al contrario, ha ritenuto legittima la decisione della Corte d’Appello che ha condiviso l’ordinanza di rigetto del Tribunale, stimando del tutto irrilevanti le “supposizioni” formulate Valerio Alessio Novella sulle responsabilità dell’omicidio del padre, per il quale lo stesso Gallace è stato condannato definitivamente nel 2016.
La Cassazione, riprendendo il giudizio di merito, ha evidenziato i contrasti, i risentimenti e le divergenze operative che erano insorti nella diade Vincenzo Gallace-Carmelo Novella, alla guida della compagine criminale, e che avevano determinato una frattura insanabile fra i due, con il conseguente allontanamento di Novella in Lombardia, dove nel luglio 2008 veniva ucciso. Per la giustizia, il mandante era stato proprio Vincenzo Gallace. Con la rottura del sodalizio criminale e la morte di Novella, mutò l’assetto della compagine criminale, ed è proprio in questo contesto che i vertici della ‘ndrangheta fecero intervenire Giuseppe Commisso, detto “u mastru”, responsabile generale del coordinamento tra tutte le locali di ‘ndrangheta. Nelle mani di Commisso, Vincenzo Gallace rimise la propria “dote” e le cariche ricoperte nelle tre province. In quella fase, la cosca, sebbene esistente, era vigilata dall’apparato di vertice.

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