Catanzaro, Crotone, Vibo

Lunedì 29 Aprile 2024

I collaboratori di giustizia: “Gallelli braccio destro di Gallace e suo uomo a Badolato”

Vincenzo Gallelli

Vincenzo Gallelli era il braccio destro di Vincenzo Gallace, il suo referente a Badolato. Il rapporto fiduciario fra i due esponenti di spicco della criminalità del Basso Ionio soveratese viene descritto in modo particolareggiato nelle pagine della sentenza con cui la Cassazione ha sostanzialmente confermato le condanne emesse dalla Corte d’Appello di Catanzaro, nell’ambito del processo scaturito dall’operazione antindrangheta Itaca Free Boat, che svelò gli appetiti della cosca Gallace-Gallelli sulla darsena badolatese, prima sulla costruzione e poi sulla gestione. Il pentito Antonino Belnome ha rivelato che nel corso della “cerimonia” a Caulonia, nell’abitazione di Cosimo Leuzzi, in cui gli fu conferita la dote di ndrangheta di “padrino”, era presente anche Gallelli e che questi aveva un legame strettissimo con il boss di Guardavalle, in virtù di un rapporto di comparaggio, detto “sangianni”. In occasione dell’investitura di Belnome a padrino, due nipoti del Gallelli ricevettero la dote di “sgarro”. Lo stretto legame fra Gallace e Gallelli si evidenziò anche in occasione dell’incontro che quest’ultimo organizzò, assieme al compare, in un bar di Santa Caterina per consentire allo stesso Belnone di osservare da vicino un testimone oculare dell’agguato a Carmelo Novella, in vista di una futura azione omicidiaria. Anche le dichiarazioni di Bruno Procopio, affiliato della consorteria nemica Sia-Lentini-Tripodi, hanno indicato Vincenzo Gallelli quale capo dell’articolazione badolatese della cosca Gallace, riferendo che proprio in virtù di questo ruolo Gallelli era finito nel mirino dei Sia-Lentini-Tripodi che avevano progettato di ucciderlo. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro

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