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Provincia di Catanzaro, si allarga la battaglia sul contratto di finanza derivata

Terzo ricorso al Tar contro l’annullamento dello “swap” del 2007

Si profila lunga e complessa la battaglia legale sull’annullamento delle operazioni finanziarie di swap deciso dalla Provincia nel gennaio scorso. Si tratta della determina dirigenziale che nel 2007 ha aperto le porte dell’ente intermedio alla finanza derivata, su indirizzo del Consiglio provinciale, per sostenere il fardello dei mutui (per oltre 215 milioni di euro) in capo all’amministrazione di Palazzo di Vetro.
Nel corso degli anni si sarebbe atteso un ritorno in termini finanziari, ma così non è stato. Lo scenario peggiore ha iniziato a manifestarsi nel 2017, facendo emergere quella prospettiva che da qui ai prossimi anni avrebbe visto concretizzarsi un esborso insostenibile per le casse provinciali ormai allo stremo e sull’orlo del dissesto finanziario, disastro che ora si sta tentando di evitare con il piano di riequilibrio pluriennale.
Tanto per capire meglio, gli effetti fino al 2035 del contratto swap avrebbero portato Palazzo di Vetro a dover sostenere esborsi consistenti, per circa 60 milioni di euro. Di fronte alla scelta di annullare tutto da parte della Provincia, le società bancarie e finanziarie che all’epoca avevano sottoscritto il contratto derivato hanno impugnato la determina di annullamento e tutti gli atti ad essa correlati, inclusa la relazione della “Finance Active” dalla quale “è emersa la necessità e l’opportunità di rimuovere, annullare o revocare la determinazione” del 2007, come si legge nell’ultima deliberazione del presidente Sergio Abramo per la costituzione in giudizio davanti al Tar.

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