Un sistema sanitario che in realtà non sana, che non offre servizi e mortifica il pubblico creando situazioni da cui è difficile venir fuori.
Un girone infernale in cui, quotidianamente, si ritrovano decine e decine di pazienti costretti, disponibilità finanziarie permettendo, a ricorrere ai privati o a sobbarcarsi spese per i viaggi della speranza.
Il sistema è imploso e la questione non riguarda solo i Lea (che nel Vibonese continuano a essere irraggiungibili) ma diventa anche di etica perché tenere strutture sanitarie in vita senza che possano fornire risposte, in tempi accettabili, all’utenza «senza diseguaglianze» (giuramento di Ippocrate) non è, appunto, etico. Come etico non è non fornire adeguata strumentazione, non creare le condizioni ambientali e strutturali adeguate affinché medici e altro personale sanitario possano svolgere la propria professione dignitosamente.
Con una sanità territoriale sempre più fantasma è sullo Jazzolino che la situazione si ripercuote maggiormente così che l’ospedale, che nel bene e nel male rappresenta il principale punto di riferimento sanitario per l’intero territorio provinciale, diventa la summa delle criticità; un nosocomio dove le difficoltà quotidiane oggi creano le condizioni “ideali” per allontanare medici e infermieri, mentre ieri e nel recente passato – quando le cose sembravano andare un po’ meglio – le condizioni “ambientali” hanno indotto più di qualcuno a scappare. Insomma la situazione con il passare del tempo si è incancrenita perché nessuno in realtà ha inteso mettere il bisturi nella piaga per togliere il marcio.
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