Turismo, manca la manodopera locale. A scoraggiarla forme di sfruttamento anche nel Vibonese
Il 2022 sarà un anno decisivo per il settore turistico, si preannuncia, infatti, una stagione intensa dal punto di vista delle presenze. Si rimette, quindi, in moto l’intera filiera, dai trasporti, alla ristorazione; dall’accoglienza agli uffici di promozione turistica. Un indotto che, se ben gestito, è in grado di generare una grossa fetta di occupazione – si parla di oltre 7mila posti – in un territorio in cui c’è fame e sete di lavoro. Ma per far fronte alla massiccia richiesta di visitatori sarà necessario poter contare su personale attento, preparato e soprattutto numeroso. Tuttavia, ormai da qualche anno, gli operatori del settore sono costretti ad attingere da altri bacini. La manodopera locale scarseggia o se si riesce a reperirla, difficilmente accetta di lavorare oltre le ore previste da contratto nazionale di lavoro. Purtroppo, secondo molti giovani, è lo sfruttamento a scoraggiare le prestazioni. A denunciare questo stato di cose, già nel 2018, era stata L’Amira (Associazione maitre italiani ristoranti e alberghi) attraverso un’iniziativa volta ad aprire un dialogo con gli imprenditori del settore. «In quella circostanza – spiega il gran cancelliere Vincenzo Pezone – si è presentato solo un imprenditore». L’obiettivo dell’Amira è di riprendere il filo del discorso anche quest’anno, infatti, è in programma per settembre, un workshop sul tema dell’occupazione nel comparto turistico. Ma c’è chi attribuisce la colpa, se di colpa si può parlare, al reddito di cittadinanza. «Il problema è molto più complesso – rileva invece Pezone – e non può certamente essere liquidato con il reddito di cittadinanza. Purtroppo, le buste paga sono al limite rispetto alle ore di lavoro che vengono effettivamente svolte». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro