Pesa la decisione del collegio giudicante di ritenere inutilizzabili gran parte delle intercettazioni a carico degli imputati nella pioggia di assoluzioni con cui si è concluso il processo Multopoli e Catanzaropoli. È quanto emerge dalle 168 pagine che compongono le motivazioni del dispositivo letto in aula il 29 gennaio scorso. Il collegio, presieduto dal giudice Alessandro Bravin, ha condannato solo cinque persone: l’ex comandante dei vigili urbani Giuseppe Antonio Salerno a 8 mesi; il tenente colonnello Salvatore Tarantino, 3 anni; il vigile Luigi Veraldi, 8 mesi; l’ex consigliere comunale e all’epoca dei fatti assessore regionale Domenico Tallini, un anno e 6 mesi e Antimo Paternuosto, un anno. Ben 42 invece furono le assoluzioni.
«Tarantino ha di fatto manifestato costante disponibilità nel tempo ad accedere alle richieste di amici e meri conoscenti per agevolare l'annullamento di contestazioni talora fornendo consigli e suggerimenti utili allo scopo». Così i giudici descrivono la condotta del tenente colonnello della polizia municipale catanzarese. Molte delle contestazioni avanzate all’ufficiale sono però cadute per la dichiarazione di inutilizzabilità delle intercettazioni, «non è possibile - scrivono i giudici - stabilire in assenza dei contenuti intercettivi», alcun passaggio delle vicende utile ai fini della decisione. Tarantino viene condannato invece per due episodi che coinvolgono l’ex assessore regionale Domenico Tallini. Il primo riguarda una multa tolta «recando il verbale un'aggiunta a verosimile grafia diversa dall'originario sottoscrittore che attestava “sosta breve, il trasgressore si è fermato per andare in farmacia”».
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