Nessuno, o quasi, vuole venire a comandare i vigili urbani di Catanzaro. La divisa che per oltre un ventennio è stata indossata dal generale Giuseppe Antonio Salerno è destinata a restare ancora sotto naftalina. L’avviso pubblicato dal Comune per trovargli un sostituto, infatti, nei due mesi in cui è apparso sugli albi pretori di tutta Italia ha suscitato un’unica candidatura che, per giunta, è risultata essere priva dei requisiti richiesti.
Nell’assoluto silenzio, senza che l’amministrazione comunale lo abbia mai ufficialmente comunicato ai cittadini, il generale Salerno è andato in pensione. Aveva assunto la carica di comandante della polizia municipale nel 2000, dopo aver diretto per un anno i vigili urbani di Lamezia Terme, prima ancora era stato capo Gestione del danaro e del servizio amministrativo della Regione Carabinieri Calabria Catanzaro. Oggi come allora sindaco era Sergio Abramo. Un rapporto difficile. Salerno infatti poco dopo il suo insediamento denunciò il primo cittadino e presunti illeciti nell'aggiudicazione delle gare d'appalto effettuate per l'automazione dell'ufficio Contenzioso del Corpo della Polizia municipale. Secondo l'accusa rappresentata dall’allora sostituto procuratore Luigi De Magistris, Abramo avrebbe tentato di costringere Salerno ad affidare il servizio di notifica dei verbali per la violazione del Codice della strada ad alcune società riconducibili alla famiglia dello stesso sindaco. Il sindaco e gli altri dirigenti coinvolti vennero completamente scagionati e assolti. Nonostante tutto Abramo ha fatto altri due mandati da sindaco e Salerno ha continuato a guidare i vigili. Di recente sono anche tornati in un’aula di giustizia, questa volta però da coimputati per l’inchiesta Multopoli. A gennaio i giudici hanno assolto Abramo e condannato a 8 mesi Salerno. Durante il processo, sentito in aula, Salerno ha definito pessimi i rapporti con il sindaco, «tant’è che oggi sono due anni che non lo sento telefonicamente e l'ho visto quattro volte».
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